arrivo a casa sua dopo un lungo viaggio in autobus, e una breve passeggiata che mi porta su e giú da colline e stradette, immerse nel crepuscolo di questa primavera che esplode.
La porta é accostata, entro piano e percorro il corridio in silenzio, fino alla cucina da vecchia casa di campagna, il pavimento di sasso, la stufa, gli spazi lunghi, le padelle appese ai muri.
ci salutiamo con calore e sedute sul materasso sfondato beviamo dei bicchieri di vino rosso raccontandoci storie, finchè non arriva il momento di lavorare, e ci prende una controllata frenesia, e un silenzio.
Oggi vogliamo lavorare sulla morte, sul corpo morto. Non si é struccata con cura, ieri sera, e sotto gli occhi le rimangono degli aloni scuri, che ci aiutano. Copriamo il tavolo della vecchia cucina con un lenzuolo bianco, lei spogliata si sdraia, il tavolo é corto e non c´é spazio per i piedi e per la testa, che rimangono a penzoloni.
Qualche prova, e troviamo l´impostazione, l´apertura adatta per l´effetto che cerchiamo. é un rifesso blu della pelle, in contrasto con il bianco del lenzuolo. e si comincia.
Il nostro lavoro é veloce, e istintivo, non troviamo spazio per le riflessioni, le prove, la precisione.
Salgo sul tavolo e in piedi sopra il suo corpo disteso incomincio a scattare, prima di dettaglio, poi mi allontano, e la prendo tutta nell´inqudratura, mentre lei mi da dei consigli, mi dice come le piacerebbe essere rappresentata da morta.
Voglio che apra la bocca, lasci andare la testa e rovesci gli occhi indietro, e ridiamo, non possiamo stare serie. La maggior parte delle foto verrá con una morta con un mezzo ghigno divertito, una scintilla di vita nello sguardo. Ci piacciono comunque, la pelle blu é bellissima.
Mangiamo un piatto di spaghetti e finiamo la bottiglia di vino, lei in mutande nella fredda cucina di campagna, e ci salutiamo veloci, con un calore nascosto.
La porta é accostata, entro piano e percorro il corridio in silenzio, fino alla cucina da vecchia casa di campagna, il pavimento di sasso, la stufa, gli spazi lunghi, le padelle appese ai muri.
ci salutiamo con calore e sedute sul materasso sfondato beviamo dei bicchieri di vino rosso raccontandoci storie, finchè non arriva il momento di lavorare, e ci prende una controllata frenesia, e un silenzio.
Oggi vogliamo lavorare sulla morte, sul corpo morto. Non si é struccata con cura, ieri sera, e sotto gli occhi le rimangono degli aloni scuri, che ci aiutano. Copriamo il tavolo della vecchia cucina con un lenzuolo bianco, lei spogliata si sdraia, il tavolo é corto e non c´é spazio per i piedi e per la testa, che rimangono a penzoloni.
Qualche prova, e troviamo l´impostazione, l´apertura adatta per l´effetto che cerchiamo. é un rifesso blu della pelle, in contrasto con il bianco del lenzuolo. e si comincia.
Il nostro lavoro é veloce, e istintivo, non troviamo spazio per le riflessioni, le prove, la precisione.
Salgo sul tavolo e in piedi sopra il suo corpo disteso incomincio a scattare, prima di dettaglio, poi mi allontano, e la prendo tutta nell´inqudratura, mentre lei mi da dei consigli, mi dice come le piacerebbe essere rappresentata da morta.
Voglio che apra la bocca, lasci andare la testa e rovesci gli occhi indietro, e ridiamo, non possiamo stare serie. La maggior parte delle foto verrá con una morta con un mezzo ghigno divertito, una scintilla di vita nello sguardo. Ci piacciono comunque, la pelle blu é bellissima.
Mangiamo un piatto di spaghetti e finiamo la bottiglia di vino, lei in mutande nella fredda cucina di campagna, e ci salutiamo veloci, con un calore nascosto.